venerdì 1 agosto 2025

Messico - V.- DI GATTI E PIRAMIDI.

 


3 post scriptum 3

V.- DI GATTI E PIRAMIDI.

Continuiamo con i mondi paralleli.

Lo stesso può accadere con le piramidi sociali. In uno dei mondi la parte superiore è occupata, diciamo, da persone dalla pelle chiara, e nella parte inferiore ci sono quelle dalla pelle scura. In un altro mondo parallelo, è l’opposto: quelle della parte superiore hanno la pelle scura e quelle della parte inferiore la pelle chiara.

Si possono provare le alternative a piacimento: in alto gli uomini, in basso le donne; sopra i meticci, sotto gli indigeni; in alto gli etero, in basso le persone LGBTQI+; sopra i ricchi, sotto i poveri; chi possiede sopra, i senza nulla sotto, e viceversa. In questo modo si possono disporre le varie alternative delle proposte di analisi teorica e di progetti politici.

Ora, se una persona di uno di questi mondi si affaccia all’altro parallelo (e contrario contraddittorio, aggiungo), concluderà che in quel mondo la piramide è rovesciata. In quell’altro mondo gli indigeni stanno sopra e i meticci sotto; le donne dominano gli uomini; i “mangiafagioli” discriminano gli anglosassoni; i latini conquistano e sottomettono gli europei; le persone LGBTQI+ sbeffeggiano, attaccano e assassinano gli etero; i lavoratori sfruttano i padroni; i politici mantengono le promesse (ok, ok, ok, dubito che quel mondo esista); i criminali vengono puniti e gli innocenti sono liberi; eccetera.

Per molte teorie o “scienze sociali” la piramide del proprio mondo può essere “naturale” e “umana”. “È naturale che esistano persone che possiedono ricchezze e persone che non ne hanno”; “è naturale che comandino quelli che hanno conoscenza e che obbediscano gli ignoranti”; “è naturale che l’esercito meglio armato sconfigga quello più debole”; “è naturale che comandi la gente bella e obbedisca quella brutta”; “è naturale che l’uomo domini la donna”; “è naturale che gli etero violentino gl’altr*”; “è naturale che i meticci discriminino le altre razze”. Certo, si possono portare esempi che contraddicono questa “naturalità”, ma sto semplificando.

Intorno a questa “naturalità” si costruisce non solo un sistema politico. Anche una serie di “evidenze” che si manifestano nell’intera società: nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella ricchezza, nella povertà, nella delinquenza, nell’anormalità, nella lingua, nei modi, nella comunicazione, nel rapporto con l’altro e con la natura, … e nella militanza.

In questo modo si costruisce qualcosa come l’“algoritmo” della società. Una serie di credenze e riferimenti per ciò che è buono e cattivo, bello e brutto, maschile e femminile, e via dicendo. “Evidenze” rafforzate dai mezzi di comunicazione e dall’interazione sociale nelle reti e negli spazi di studio, lavoro, trasporto, politica, attivismo, riposo e svago.

Insomma, la vita, la morte… e la sparizione. Perché il sistema ha creato un nuovo stato dell’esistenza delle persone: ci sono viventi, ci sono morti e ci sono desaparecid@s (né viv@ né mort@). Così, senza bisogno di Schrödinger e del suo gatto.

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La piramide rovesciata è alla base delle proposte delle avanguardie, delle trasformazioni, delle evoluzioni e delle rivoluzioni. Nella piramide, in alto ci sono poche persone e in basso ce ne sono molte, ma quelle in alto possiedono molte ricchezze, e quelle in basso no. La proposta è “rovesciare” la piramide: che chi non ha ricchezze e sta in basso, passi alla punta della piramide, spingendo in basso chi detiene le ricchezze.

A prima vista, l’inversione della Piramide, rovesciarla insomma, suona bene. Chi è sempre stato in basso, avrà la sua occasione di stare in alto. E chi è in alto, dovrà subire le condizioni di chi sta in basso.

Il punto è che, essendo molti quelli che stanno in basso, sarà difficile prendere decisioni, quindi compare la rappresentanza, e per questo serve l’avanguardia, il partito politico. Succederà che la piramide non si è “rovesciata”, bensì si è riprodotta con un’altra nomenclatura: le burocrazie trasformate in partiti politici buoni, cattivi o peggiori.

Inoltre, ovviamente, i poteri “alterni” (Capitale e Crimine Organizzato), mantengono la loro posizione, rinnovando i loro accordi e le relazioni con la “nuova” parte superiore della piramide.

Le proposte politiche delle diverse avanguardie hanno in comune la stessa offerta: poiché quelli in alto hanno e quelli in basso no, allora bisogna rovesciare la piramide.

Per questa “inversione” – che in realtà è una sostituzione di capisquadra –, è necessario l’ologramma dello “Stato Nazione”. Se giustizia, sicurezza, onestà e capacità sono assenti, allora c’è la squadra sportiva nazionale che, avvolta nella bandiera ufficiale, si getta nel precipizio della realtà. Ma il “pubblico” non applaude o fischia più, adesso fa meme.

In questi tentativi di “democratizzare” il cinismo e l’ottusità, le proposte politiche ricorrono alla creazione di nemici virtuali. Incitano la pelle scura contro quella chiara, il liberale contro il conservatore, quello di mezzo contro quello in basso e quello in alto, la periferia contro il centro, l’originario contro il meticcio, la donna contro l’uomo, l’altr@ contro l’etero, il giovane contro l’adulto, l’adulto contro l’anziano, il latino contro l’anglosassone, uno di una nazione contro un altro di un’altra, chiunque da qualsiasi parte del mondo contro il gringo, il residente contro il migrante. E viceversa.

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Lo zapatismo riconosce al sistema una tale capacità di distruzione da poter spazzare via un intero pianeta, un mondo insomma, sostituendo un’organizzazione sociale con un’altra. In effetti, il capitalismo nasce da una rivoluzione. Non sono le rivoluzioni a preoccuparlo, ma il fatto che seguano sempre la stessa logica piramidale: c’è chi comanda e chi obbedisce.

Ora, nella sua fase attuale, il sistema sta operando una trasformazione. Ma non significa che scomparirà. Piuttosto è una riorganizzazione, un adattamento alle nuove condizioni di ciò che alcuni chiamano “sistema-mondo”.

Che il capitalismo stia appena prendendo coscienza della distruzione irreversibile che ha provocato, non è il punto. Di fronte a questo, esplora o prova diverse strade.

Una è tornare al passato.

Non ci riferiamo solo al processo di accumulazione originaria, dove il sistema nasce, cresce e si consolida tramite l’espropriazione e le guerre (cosa che solitamente dimenticano teorici e storici). Ma a una sorta di salto impossibile all’indietro, a ciò che significa cercare di ricostruire il cosiddetto “Stato del Benessere” o “Welfare State” (un redivivo Keynes del Benessere). Vale a dire, uno Stato ugualmente repressivo e reazionario, ma con sfumature di giustizia sociale o, se si vuole, programmi sociali che attenuino il peso del piano inferiore della piramide, della sua base. Ma la maledetta realtà non abbandona la sua posizione reazionaria e, prima o poi, rompe i muri di quella piramide. Così, la “Rigenerazione” si trasforma in un riciclo di quarta mano.

C’è anche il tentativo di “allargare” (o “ingrassare”) le classi medie che, come indica il nome, sarebbero tra la parte alta della piramide e la base. Queste parti “medie” sopravvivono con l’ambizione di salire altri gradini della piramide, e con il terrore che la base non regga più o non si possa controllarne l’esplosione e si ribelli e si riveli. Per l’una e l’altra cosa, ricorrono al partito avanguardia. Per controllare, rallentare o addirittura estinguere le ribellioni; e per scalare, tramite incarichi e vantaggi, la scala sociale. Gli ultras di ieri sono i funzionari “realisti” di oggi. Le classi medie sono il vivaio del Mandón.

Ecco spiegato il panico dei loro portavoce di fronte a vetri rotti, scioperi, blocchi, manifestazioni, occupazioni, grida, azioni e quelle brutte cose che fanno i cattivi, sporchi e brutti della storia – quelli che non compariranno nei libri di testo delle scuole dell’obbligo. La loro facilità nel “commuoversi” per le guerre “lontane”? Beh, è perché credono che accadano solo in altre piramidi.

Ma, contro le prove giornalistiche, gli articoli d’opinione e le profonde analisi geopolitiche, da tempo il grande capitale non è nazionale. Cioè, non si riferisce a una geografia. Ha a che fare con la sua posizione nell’economia mondiale. Il grande capitale, il Mandón insomma, non si chiede cosa fare in Medio Oriente, in Europa Orientale, o con le diverse bandiere, stemmi ufficiali, inni ed equipaggi sportivi. No, il grande capitale si chiede cosa fare e come, ma in tutto il pianeta.

Il grande capitale non è ancora d’accordo, ma le sue menti pensanti prevedono che ciò che sta arrivando è ormai inevitabile e bisogna saccheggiare il più possibile. E per questo non contano gli organismi internazionali, le leggi… né le nazioni.

Le diverse destre, incluso il progressismo, si contendono i favori del grande capitale. Come due fratelli, litigano per la carezza del Mandón. E usano ciò che possono. Si accusano a vicenda con strilli isterici: alcuni avvertono dell’arrivo del comunismo; gli altri, della resurrezione del fascismo. Tutti si offrono per mantenere sotto controllo la base della piramide. Alcuni con le botte. Gli altri pure.

Solo che alcuni si vantano, mentre gli altri fanno la faccia da “questa è un’eredità di un passato che non tornerà” e, non senza smorfie di disgusto, lanciano elemosine alla base della piramide. Elemosine che vengono trasferite al Crimine Organizzato tramite le estorsioni delle stesse autorità che gestiscono i programmi sociali e li amministrano in cambio di voti.

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Nel frattempo, una parola che sintetizza molte cose che dovrebbero vergognare la parte alta della piramide, ribadisce la sua vocazione a una vita libera: Palestina. Oggi Palestina definisce il vero obiettivo della piramide, la cassa mortale promessa per i popoli del mondo.

Ci sono parole silenziose che camminano terremoti, che navigano tempeste, che sorvolano uragani. Solo all’alba si sentono, quando nella veglia tutto duole. Allora arrivano e il loro mormorio lacera la pelle della memoria. Una cicatrice, ancora sanguinante, è ciò che rimane. “Gaza” è una di quelle parole, una che indigna, che ribella, che rivela.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Il Capitano

Luglio 2025

lunedì 7 luglio 2025

Messico - 3 post scriptum 3 IV.- DI GATTI E SCATOLE.

 


3 post scriptum 3

IV.- DI GATTI E SCATOLE.

(oh, lo so. Avevo detto che erano 3 post scriptum 3, però…
non erano forse 4 i Tre Moschettieri? … ok, ok, ok, ho mentito: non sono 3, sono …)

Una paradossale contraddizione del paradosso di Schrödinger

Erwin Schrödinger (Austria-Irlanda. 1887-1966), che a quanto pare non era molto affezionato ai felini domestici, propose un esercizio teorico per la fisica quantistica.

Il ragionamento è semplice, anche se le sue implicazioni sono assai complesse. Dentro una scatola è stato chiuso un gatto. La scatola contiene un dispositivo che, in un momento imprecisato, può attivarsi e uccidere il gatto. Poiché la scatola è ermetica, non si sa se il gatto sia ancora vivo o sia già morto. Finché la scatola non viene aperta, non è possibile sapere quale delle due possibilità si sia realizzata. Nel tempo sospeso, quello in cui non sappiamo se è vivo o morto, si presume l’esistenza di due mondi o universi simultanei. In uno, il gatto è già morto. Nell’altro, è ancora vivo. Un meccanismo letale attivato e non attivato; un gatto vivo e morto allo stesso tempo; una sovrapposizione di stati, secondo la fisica quantistica.

Lasciamo da parte, per ora, i riferimenti ai multiversi dei fumetti e le conseguenze per la fisica teorica. Mettiamo da parte anche l’antipatia di don Schrödinger verso i gatti, e il fatto evidente che non li conosceva bene (chiunque abbia avuto a che fare con un gatto sa che non si lascerebbe intrappolare, e tanto meno rinchiudere, senza protestare e senza difendersi – e ancor di più se si tratta di un… gatto-cane –). E non soffermiamoci neppure troppo sul fatto che il gatto sia prigioniero e condannato a morte, a meno che qualcuno non si degni di aprire la scatola mentre il meccanismo letale non è ancora stato attivato, e il gatto possa saltare fuori e liberarsi dalla prigione.

Si suppone che questo esperimento teorico sia alla base dell’idea che siano possibili mondi paralleli in diversi universi, cioè in un multiverso (anche se serve anche a dimostrare che le leggi della fisica quantistica non si applicano nella vita quotidiana).

Per quanto mi permetta la mia limitata conoscenza dei fumetti, capisco che, in quei mondi differenti, l’individuo resta al centro, ma in versioni diverse. In un mondo, Sheldon Cooper (serie televisiva The Big Bang Theory) è uno scienziato con problemi di relazione sociale. In un altro è un donnaiolo incallito. In un altro ancora è un giudice “popolare” del sistema giudiziario messicano (oh, lo so, la mia perfidia è sublime).

E questa digressione che, spero, disorienti, ha a che vedere con il fatto che, persino avendo l’immaginazione necessaria a concepire l’esistenza simultanea del gatto vivo e del gatto morto, non viene mai proposta la possibilità (o l’universo) in cui uno o più gatti si rifiutino di entrare nella scatola. Per di più con l’aggravante che il presunto gatto sia in realtà un gatto-cane.

Nel proporre alcune possibilità, se ne omettono altre.

Quando si parla del sistema capitalista, le diverse proposte si concentrano su ciò che si può fare per migliorare le condizioni del gatto rinchiuso nella trappola, per prolungarne la vita (o la possibilità di vita), o per “umanizzare” il dispositivo mortale.

È, diciamo, ciò che propone il progressismo. Definizione di progressismo? Beh, quelli che sono di sinistra fino al giorno prima di diventare governo e ottenere un incarico, una poltrona, uno stipendio, insomma. Poi smettono di essere di sinistra, diventano governo, e mascherano il proprio pragmatismo (che li porta ad allearsi e fraternizzare con i nemici di ieri – e a prendere le distanze dal loro passato sociale –) nel nome della real politk. È dunque una sinistra gradita al capitale. Ovvero, una destra “cool”, graziosa, perbene e arrossita.

In questo caso, il progressismo prometterà di liberare il gatto dalla sua prigione. Poi, poiché non può o non vuole farlo, “modifica” la promessa: “ti farò stare più comodo”; “otterrò condizioni migliori per la tua morte”; “lotterò affinché il dispositivo mortale non si attivi troppo in fretta”. Oppure può anche incoraggiare il prigioniero a resistere, dato che ha il 50% di possibilità di sopravvivere temporaneamente. Prigioniero, sì, ma vivo.

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Il sistema capitalista è quella scatola. Al suo interno, moltitudini attendono, senza saperlo, l’attivazione del congegno assassino. Guerre, carestie, catastrofi “naturali”, assalti violenti, omicidi, arbitrii governativi, distruzioni: tutto serve a risolvere l’enigma “vivere o morire?”.

Nella scatola c’è chi ha «commesso il crimine» di essere donna, bambino o bambina, giovane, anziana, otroa, avere la pelle scura, essere di un popolo originario, parlare una lingua straniera nella propria terra, eccetera. Non importa la condizione, il genere, la razza, l’ideologia, la religione, il modo, l’altezza, la costituzione fisica: quella persona che si trova nella scatola è sottoposta a quelle leggi mortali.

Non solo senza possibilità di uscita, ma anche senza poter nemmeno immaginare che fuori da lì possa esistere un altro mondo.

L’opzione per ritardare la morte o migliorare le condizioni della condanna è la sottomissione, è l’accettazione di essere parte della vetrina delle “stranezze” che il sistema espone per il proprio divertimento. Donna, otroa, di un popolo Originario, Razza, Quartiere, Nazionalità: ogni “singolarità” ha il suo posto nella bottega delle curiosità, purché si comporti “bene”. Altrimenti, beh… la “mano invisibile del mercato” azionerà la leva dello sterminio.

Esempio: il crimine di nascere, crescere e lottare in terra palestinese consiste nel non accettare di essere parte della vetrina del capitale. E resistere e ribellarsi contro la macchina. La macchina vuole un centro ricreativo a Gaza, ma la civiltà palestinese è d’intralcio. Il popolo palestinese lotta per un territorio in cui vivere.

La Palestina è il miglior esempio della crisi terminale dei cosiddetti “Stati Nazionali” e dei loro governi. Non comandano: obbediscono secondo convenienza. Sono incapaci di proporre una politica estera indipendente, dignitosa, coerente.

E di fronte al massacro in corso, la complicità e l’omissione dei governi del pianeta (salvo alcune eccezioni) è patetica. Le polizie dei vari governi europei e americani che reprimono le manifestazioni contro il genocidio in Palestina sono il miglior discorso sull’“umanesimo” occidentale.

Nel mondo di sopra, i governi europei sono la corte oziosa e inutile del re di turno. Russia e Cina sono i conti e i duchi che tramano per un regicidio e propongono un monarca alternativo. Il resto dei governi nazionali del mondo, salvo chi si è espresso chiaramente contro, sono i paggi affannati, stressati dalle continue richieste e pressioni della famiglia reale.

Chi osserva, gestisce, si diverte e scommette su ciò che accade nella scatola? I grandi capitali: finanziari, commerciali, industriali, e ora anche digitali e aerospaziali.

I governi del mondo, nella loro maggioranza, sono solo i venditori di biglietti per le scommesse, i “broker” delle borse valori dove le guerre sono sempre in rialzo… e la vita in basso… in caduta. E, come i Milei che sono e saranno, sono quelli incaricati di comprare e servire il vino nei banchetti monarchici (la motosega è un dettaglio autoctono).

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Tuttavia, c’è chi pone un’altra possibilità: non entrare nella scatola o uscirne.

Ancora oltre: c’è chi mette in discussione la scatola stessa, la sua esistenza eterna e onnipotente; e la sua pretesa di essere l’unico universo che tollera, al suo interno, la diversità, i vari universi o multiversi… purché addomesticati.

Queste persone sono ciò che noi zapatisti chiamiamo “Resistenza e Ribellione”.
Resistenza per non entrare nella scatola o, se si è dentro, Ribellione per lottare e uscirne.

Resistenza e Ribellione che si propongono la distruzione della scatola, della logica che l’ha creata e della credenza che “non sia possibile qualcos’altro”.

Dalle montagne del Sudest Messicano.

Il Capitano.
Luglio del 2025.

Testo originale: https://enlacezapatista.ezln.org.mx/2025/07/07/3-posdatas-3-iv-de-gatos-y-cajas-oh-lo-se-habia-dicho-que-eran-3-posdatas-3-pero-no-eran-4-los-tres-mosqueteros-ok-ok-ok-menti-no-son-3-son/

Traduzione di 20ZLN

BOICOTTA TURCHIA

Viva EZLN

Questo video è una libera interpretazione che vuole mettere in risalto l'importanza del Caffè Rebelde Zapatista, come principale fonte di sostentamento delle comunità indigene zapatiste e come bevanda prelibata, degustata da secoli in tutto il mondo. I suoni e i rumori che accompagnano l'osservatore in questa proiezione, sono stati scelti con l'intenzione di coinvolgervi completamente nell'esperienza visiva e trasportarvi direttamente all'interno della folta vegetazione che contraddistingue tutto il territorio del Chiapas, dove viene coltivato questo caffè.

La lucha sigue!